La Red Bull pronta a lasciare Perez: ma sarà la scelta giusta?

Per Sergio Perez al GP del Belgio si giocherà molto di più di una semplice vittoria: questa sarà l'ultima occasione in cui potrà dimostrare di meritare il sedile in Red Bull per il resto della stagione. Sono ormai diverse settimane che il messicano fa fatica a portare a casa dei punti, talvolta anche uscendo in Q1, ma con la crescente minaccia della McLaren e, in parte, anche della Mercedes, il team di Milton Keynes non può permettersi di avere solo una punta in campo. 

"Christian Horner e io ci incontreremo lunedì, poi decideremo sul da farsi", ha detto Helmut Marko ai media e, sebbene il pilota continui a negarlo, nel paddock tutti sanno che queste gare potrebbero essere le ultime. In particolare, al suo posto andrebbe Daniel Ricciardo, mentre Liam Lawson tornerebbe in VCARB. I capi della squadra prenderanno la loro decisione a breve, ma, per quanto faccia strano dirlo, sostituire il messicano potrebbe non essere la scelta migliore al momento: infatti, tutti storcono il naso quando si vede una macchina così prestazionale in mano a qualcuno che non riesce a portarla fuori dal Q1, ma ora la Red Bull ha bisogno di una cosa che solo Perez può garantirle, ossia la stabilità. 

La continuità con Perez

Sono ormai tre anni che gli uomini del box lavorano con il 34enne, sanno come guidarlo, come comportarsi con lui e, specialmente, non hanno mai dato fastidio a Verstappen. Tutto questo vale anche nella direzione reciproca. Per questo motivo, cambiare pilota al momento non è forse la scelta più indicata; giusto qualche settimana fa sarebbe stato diverso. Anche perchè probabilmente qualsiasi altro atleta non riuscirà a produrre prestazioni ad alto livello nell'immediato (ma magari allo stesso tempo non sbatterà la macchina in Q1).

Quello che sembra è che si stia cercando il capro espiatorio di una situazione che sta diventando difficile da gestire, come è successo anche con il divieto a Verstappen di partecipare alle gare virtuali. È evidente che qualcosa è cambiato dall'inizio dell'anno, da quando la squadra faceva doppiette su doppiette, ed è quel problema che deve essere analizzato e compreso, non addossando le colpe su un pilota che di certo non è una prima qualità, e per di più è messo a paragone con una macchina da guerra come Verstappen. Da quello che trapela in alcune occasioni, le acque nel box dei campioni del mondo sono abbastanza in tempesta, tra faide interne e giochi di potere; con gli avversari che si avvicinano sempre di più, il caos dietro le quinte non è lo scenario ideale. L'opzione migliore sarebbe ridare la sicurezza al messicano, ma in un mondo brutale come quello della Formula 1, e soprattutto nell'ambiente Red Bull, non ci sono pacche sulle spalle e messaggi di conforto. Vedremo poi se l'eventuale successore passerà dallo stesso tritacarne.

×