4x4 - (At)trazione integrale

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Altro che tabelline. C'è un calcolo, che pare elementare, che ingegneri e progettisti dell'auto si sono dilettati a fare sin dall'inizio dell'epopea delle macchine. Ma con risultati altalenanti. Perché se la matematica non è un'opinione, l'automobile sì. il 1900, e in quel di Boston, Massachusetts, si comincia a parlare di 4x4. Per gli americani del New England il risultato è semplice: un affare a vapore, con trazione a catena su tutte e quattro le ruote. Certo, a vederlo oggi non ispira una gran fiducia, ma allora diventa un oggetto del desiderio a quattro ruote motrici. Tu chiamala se vuoi, attrazione integrale.

L'idea colpisce nel segno e gli sviluppatori di tutto il mondo provano a invertire l'ordine dei fattori, ma il risultato non cambia. Almeno fino al 1903 quando, al Salone di Parigi, viene presentata un'olandesina destinata a fare scuola: la Spyker. E se a colpire la fantasia è quel motore a 6 cilindri in linea, i più tecnici notano un'altra finezza: l'albero che trasferisce la coppia motrice anche sull'asse anteriore.

Purtroppo, anche se manca ancora un po' al primo conflitto mondiale, i venti di guerra sono già nell'aria e questa soluzione viene applicata soprattutto a mezzi più o meno da sbarco. Made in Teutonia. Il più interessante? Quello firmato da Ferdinand Porsche, allora capo dell'AustroDaimler, che disegna una mastodontica motrice pensata per spostare l'artiglieria di casa sua, quand'era ancora l'Impero austro-ungarico.

Nello spiraglio tra le due guerre, le 4x4 tornano in abiti civili. Anzi no, sportivi. L'icona di questo impiego è la Type 53 di Bugatti. Bella non si può dire, così tanto performante neanche, eppure fu riconosciuta subito come un valore. A tal punto che gli esemplari costruiti, due, esistono tuttora. Qualcosa vorrà pur dire.

Al 900, si sa, le guerre mondiali piacciono e quindi fa il bis. La produzione bellica torna a moltiplicarsi. Anche letteralmente. E il 4x4, con la G4 che la Mercedes fece per l'esercito nazista, diventa addirittura 6x6. Per non parlare del solito Porsche che, nel 1942, piazza la trazione integrale su una serie di maggiolini della Volkswagen.

Dopo la guerra, il boom. E a dare il "la" al nuovo corso siamo noi. Nel 1947, infatti, un manipolo di illuminati mette in pista una Formula 1 a trazione integrale. la Cisitalia di Dusio, Abarth, Hruska e Ferry Porsche. Il dream team dell'automobilismo moderno. Il resto, si sa, è storia.

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