Emissioni 2025 - Ultimo appello dei costruttori europei: "Serve chiarezza entro la fine dell'anno"
Ieri alle 04:45 AM
L'Aceatorna a chiedere alle istituzioni europee un intervento sulle normative per le emissioni, chiedendo a Bruxelles di imprimere un colpo di acceleratore ai possibili processi di valutazione. Secondo il presidente dell'associazione dei costruttori, Luca de Meo, bisogna "fare chiarezza prima della fine dell'anno: senza una chiara dichiarazione politica da parte della Commissione entro la fine del 2024, come sollecitato anche dai governi tedesco, francese, italiano e di altri Paesi, l'industria automobilistica rischia di perdere fino a 16 miliardi di euro di capacità di investimento, pagando sanzioni, riducendo la produzione, raggruppandosi con concorrenti stranieri o vendendo veicoli elettrici in perdita. Attendere l'inizio del Dialogo strategico o la revisione della legislazione sulla CO2 nel 2026 non è un'opzione. I produttori hanno bisogno adesso della chiarezza necessaria per finalizzare le strategie di adeguamento alle normative".
Effetti dannosi. L'Acea ribadisce l'impegno dell'industria a raggiungere gli obiettivi climatici della Ue per il 2050 e a passare alla mobilità a zero emissioni. Tuttavia, poiché i nuovi limiti alla CO2 entreranno in vigore nel 2025, saranno solo i costruttori "a sopportare le conseguenze dannose se non si raggiungeranno gli obiettivi". A tal proposito, si ribadisce come la transizione debba essere "guidata dal mercato" e non dagli obblighi normativi. Al momento, le vendite di elettriche sono in un fase di stagnazione, con una quota di mercato di circa il 13%, ben 10 punti percentuali in meno rispetto ai livelli preventivati. Si tratta, per l'Acea, di un "divario è troppo ampio per essere colmato in tempo: in un sistema ben funzionante, pagare le sanzionidovrebbe essere l'eccezione, non la norma", osserva de Meo. "I membri dell'Acea hanno promesso 250 miliardi di euro nella transizione alla mobilità verde e, proprio come tutti gli altri, vogliamo che abbia successo. Sfortunatamente, una valutazione onesta deve essere che la transizione non sta andando come previsto e che attenersi alla rigidità legale porta a danni potenzialmente irreversibili. La flessibilità legale, invece, manterrà gli investimenti in flusso e la transizione in carreggiata".