Northvolt - La crisi si allarga: mancati gli obiettivi di produzione

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Continua il periodo difficile della svedese Northvolt, la principale azienda europea di batterie per auto elettriche, che paga il calo nella domanda di veicoli a zero emissioni. Nell'ambito di un progetto di ristrutturazione aziendale, reso necessario dalle complesse condizioni del mercato, nelle scorse settimane sono state licenziate circa 1.600 persone (un quinto della forza lavoro complessiva); in più, la dirigenza ha chiuso uno stabilimento e limitato la produzione in un altro. A metà novembre, due fonti interne all'azienda hanno rivelato all'agenzia di stampa Reuters l'ipotesi di un'istanza per accedere al Chapter 11 della legge fallimentare degli Stati Uniti (equivalente più o meno all'amministrazione controllata) e avviare così una procedura di riorganizzazione. La Northvolt non ha commentato.

Produzione rallentata. Stando ad alcuni documenti interni, negli ultimi mesi la Northvolt avrebbe mancato diversi obiettivi di produzione e di conseguenza l'impegno di aumentare la fornitura complessiva. A fronte delle 100 mila celle settimanali previste nel piano "Path to 100k", tra agosto e novembre le batterie prodotte in sette giorni sono state mediamente 51 mila. Nella settimana del 10 novembre, poco più di 26 mila. "Stiamo rivedendo i piani di produzione nell'ambito della ristrutturazione strategica in atto, che influisce anche sui ritmi dello stabilimento di Northvolt Ett", ha commentato l'azienda. "Questo è un settore molto difficile, ma nel corso dell'anno abbiamo fatto molti passi avanti e oggi riusciamo a rispettare, di settimana in settimana, le richieste dei clienti". Lo scorso mese di giugno la BMW ha cancellato una commessa da due miliardi di euro: attualmente, i principali committenti della Northvolt sono Scania, Porsche e Audi.

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