Prinoth - Il gatto delle nevi e il pilota di Formula 1

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Quando si dice genius loci (che tradotto non proprio letteralmente vuol dire come mai la Vespa è nata sull'Appennino e l'Harley nelle Grandi Praterie americane). In questo caso siamo in Alto Adige o Sud Tirolo che dir si voglia. Ernst Prinoth, il protagonista di questa storia, è un aspirante pilota di Formula 1. A dire la verità, Ernst ci aspira così tanto che su una monoposto il sedere ce lo mette eccome (trattasi di una Lotus 18). Ma senza grandi fortune.

Per questo decide di ritornare al paesello da cui proviene, cioè Ortisei. Che non è Monza. Ma meglio. Perché lì di piste, a saper guardare la luna e non il dito, non ce n'era solo una Bastava provare a batterle.

Per questo, quella mattina Ernst era tutto contento di andare al lavoro, che voleva dire uscire di casa, scendere un gradino e attraversare la strada, fino all'officina. Dietro quei portoni, ad attenderlo, c'era un prototipo. Che aspettava solo di essere collaudato. Col nome in codice di P60, era un mostro nato per la pista. A tal punto che quando non c'era, le faceva: sì, perché non era una macchina, ma un gatto delle nevi.

Il fatto è che fino a quel momento le discese si battevano ancora a mano, ops, a piedi. Ci voleva un ex pilota (di Formula 1) per fare da apripista L'idea è rivoluzionaria, oltre che geniale, a tal punto che il P15, il primo gatto di Prinoth prodotto in serie, fu ingaggiato nel 1965 per preparare le piste per i Campionati Mondiali di Sci a Seefeld, proprio in Tirolo.

L'ultima (nuova) pista battuta dai Prinoth? Nel 2020, se ne trovano davanti una che pare una nera molto impegnativa. E invece, poi si scopre che è una verde al 100%: sì, perché i nuovi gatti delle nevi montano motori elettrici alimentati a idrogeno.

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