Quali saranno i marchi che subiranno maggiormente i dazi degli USA

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Un colpo di scena sta per ridisegnare l’equilibrio del mercato automobilistico globale: gli Stati Uniti hanno annunciato nuovi dazi USA del 25% su tutte le automobili e componenti non prodotti localmente, a partire dal 2 aprile 2025. Questa decisione protezionistica rappresenta un duro colpo per l’industria automobilistica europea, che esporta una significativa quota di veicoli verso il mercato americano. Nel 2024, gli Stati Uniti hanno importato veicoli per un valore di 220 miliardi di dollari, con i marchi europei a giocare un ruolo chiave in questo volume.

Chi rischia di più?

Alcuni produttori europei sono particolarmente esposti. Jaguar Land Rover, ad esempio, dipende interamente dagli stabilimenti europei per il 100% delle vendite negli USA. Seguono Volkswagen (80%), Mercedes-Benz (63%), BMW (52%) e Stellantis (45%). Per i produttori tedeschi di auto premium, l’aggravio stimato si aggira tra i 3 e i 3,5 miliardi di dollari, con un impatto sui ricavi che varia dall’1% per Volkswagen fino al 10% per marchi di nicchia come Porsche. BMW si colloca in una posizione intermedia con un’incidenza del 2%.

Non solo i produttori, ma anche i consumatori americani sentiranno il peso di questa misura. Si prevede un aumento prezzi auto medio di 3.800 dollari, con punte di 7.600 dollari per i veicoli importati.

Strategie di adattamento

Per fronteggiare l’impatto dei dazi, alcuni produttori stanno già investendo in impianti produttivi negli USA. Hyundai, ad esempio, ha annunciato un investimento di 21 miliardi di dollari in Louisiana. Tuttavia, non tutti i costruttori dispongono delle risorse per adottare una strategia simile. Sul fronte europeo, si discute di possibili contromisure, come incentivi per la produzione locale di veicoli e componenti strategici, tra cui le batterie.

In definitiva, il settore automobilistico europeo si trova di fronte a una sfida epocale: bilanciare l’aumento dei costi, investire nella produzione oltreoceano e mantenere prezzi competitivi. Le conseguenze di lungo termine per il mercato globale dell’auto restano incerte, ma una cosa è chiara: la pressione sul comparto non farà che aumentare.

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