
Halttunen: "Se si vuole un linguaggio 100% polite vanno eliminate le interviste a fine prova"

Oggi alle 08:34 AM
Nonostante siano passate diverse settimane, tiene ancora banco la questione multa a Fourmaux per linguaggio inappropriato al termine del Rally di Svezia. I piloti hanno fatto quadrato tra di loro, creato un vero e proprio comitato che ha lo scopo di far sentire la voce dei protagonisti delle gare e stanno proseguendo nella loro battaglia nei confronti della FIA che, in ogni suo ambito, sta mostrando il pugno duro per situazioni legate perlopiù al buon costume.
Un’alleanza privata tra piloti allo scopo di incidere nelle decisioni, come avvenuto ad esempio a Monte-Carlo con la sospensione di una prova per motivi di sicurezza legati al pubblico troppo vicino alla sede stradale e senza la possibilità di controllo.
Alla vigilia del Rally Safari, è il navigatore di Kalle Rovanpera Jonne Halttunen a tornare sulla vicenda tramite il sito finlandese Rally Journal, cercando di spiegare ancora meglio le ragioni di chi ogni gara rischia la propria vita in favore di uno spettacolo:
Sentiamo anche che le nostre azioni sui palchi sono limitate nel modo sbagliato. Dopo l’incidente delle parolacce di Fourmaux, abbiamo pensato che avremmo dovuto stabilire un’alleanza adeguata, come hanno fatto in Formula 1. Attraverso questo, puntiamo a influenzare le cose che riteniamo importanti.
Halttunen ritiene che sia quasi impossibile eliminare le parolacce dalle interviste a fine prova speciali, momento in cui l’adrenalina gioca un ruolo a dir poco fondamentale:
Se vogliono solo un linguaggio raffinato al 100%, forse le interviste non dovrebbero avvenire immediatamente all’arrivo della prova speciale. Potrebbero aspettare fino alla zona media o al service park. Rischiamo la vita ogni secondo là fuori, dando tutto quello che abbiamo. Poi ci mettono subito un microfono davanti: non è esattamente il momento più facile per raccogliere i pensieri e farli uscire in modo politicamente corretto.
Difficile poi non essere d’accordo con un parallelo fatto con gli anni d’oro dei rally:
Quello che amo di questo sport è che è pieno di emozioni. Se guardi indietro a vecchie interviste di 20-30 anni, circolano ancora su YouTube e la gente si diverte a guardarle. Penso che sia sciocco se siamo troppo limitati in ciò che possiamo o non possiamo dire.
Spontaneità ed imprevedibilità.
Basi imprescindibili per uno sport come i rally, sia che si tratti di prova speciale sia che si tratti di narrazione. Perché alla fine il pubblico chiede emozioni su cui dibattere. Niente a che fare con dichiarazioni patinate e tutte uguali per non rischiare di urtare la sensibilità dei piani alti.
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