Andretti: «Vi racconto i momenti migliori della mia carriera. Motorsport? Fino alla fine...»

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Una vita passata in pista, da quando era un ragazzino fino ai giorni d'oggi, che di anni ne ha 84 anni. Parliamo di Mario Andretti, italiano di nascita e americano d'adozione, una vera e propria leggenda del motorsport che nella sua carriera ha corso, e soprattutto vinto, ovunque: dalla F1, dove è diventato campione del mondo nel 1978 con la leggendaria Lotus '79, alla NASCAR, al mondiale Endurance fino alla Indy 500, che ha vinto nel 1969. Un uomo che mai, nei fatti, ha appeso il casco al chiodo, ma che al contrario non ha mai perso occasione di calarsi in qualche abitacolo, perché per lui il motorsport, oltre ad una passione e una professione, è ed è stato una ragione di vita, che gli ha cambiato l'esistenza. E di questa vita ne è stato glorioso passato, presente e anche ambizioso futuro.

Un  personaggio con cui chi scrive ha parlato in esclusiva per Formula1.it, toccando temi legati alla sua carriera, all'attualità del mondo delle corse e alle sue sfide future, visto che è stato da poco nominato "Director of Board" del team Cadillac, pronto ad entrare in F1 nel 2026. Ma, come accade per molti, "Piedone" viene ricordato per i suoi trascorsi in F1, specie quelli al volante della Ferrari che ha guidato nel 1971/1972 prima e poi nel 1982 (chiamato da Enzo Ferrari per sostituire i piloti titolari), e per essere diventato campione del mondo con una delle monoposto più iconiche della storia del Circus: la Lotus 79 ad effetto suolo by Colin Chapman.

Il bilancio di una lunga carriera

E nel corso di questa chiacchierata abbiamo avuto modo di chiedere al capostipite di una delle famiglie racing più famose al mondo un bilancio della sua carriera, che ha definito positiva senza mezzi termini e di cui ricorda più momenti, in F1 ma non solo.

"Ho avuto una carriera molto lunga, sono stato fortunato di averla conslusa illeso. Ho avuto tanti bei momenti, ma quelli vissuti con la Ferrari sono stati i migliori. Il mio primo amore nel mondo automobilistico è stata la Ferrari, da quando ero ancora in Italia. Da bambino tifavo la Rossa. Poi c'è il giorno in cui sono diventato camione del mondo di F1, nel 1978, a Monza. Anche se lo ricordo con tristezza perché ho perso il mio compagno di squadra, Ronnie Peterson. Ho vissuto bei momenti in Indy, o nelle gare di durata. Ho ottenuto molto più di quanto pensassi".

Ma chi è Mario Andretti oggi?

Tra gli aspetti toccati, c'è stato spazio anche per quelli più profondi, esistenziali: domanda a cui Mario ha risposto con commovente naturalezza, sostenendo come il mondo dei motori sia per lui una ragione di vita e un faro che la accompagnerà sino all'ultimo. Parole di un racer duro e puro, oltre che manifesto di una passione genuina e viscerale.

"Mah, una persona tranquilla, serena. Certo, la mia passione è il motorsport e sono sempre presente nel mondo dell'automobilismo. Andrò avanti fino alla fine".

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Foto copertina x.com

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