Eddie Jordan: l'uomo eccentrico che sognava la Formula 1

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Un uomo, mille sogni: se dovessimo ricordare Eddie Jordan con una parola, probabilmente la migliore sarebbe "sognatore". Amava il motorsport, sin da bambino aveva compreso che ne avrebbe fatto parte in un modo o in un altro. Iniziò a correre quando aveva circa diciotanni nei campionati minori, come la Formula Ford e la Formula 3, anche se la vera svolta arrivò nel 1979 quando decise di creare un vero e proprio team.

L'Eddie Jordan Racing prese ufficialmente forma nel 1981: prima partecipò ad alcuni eventi nei dintorni del Regno Unito, per poi passare alla Formula 3 nazionale, dove vinse il titolo nel '87. Negli anni successivi la squadra di Jordan partecipò al Campionato Europeo di Formula 3000, in cui vinse il titolo nel 1988 grazie alla coppia Donnelly-Herbert e nel 1989 con Jean Alesi. Nello stesso anno ingaggiò il capo progettista di Reynard, Gary Anderson, che divenne l'ingegnere di pista di Donnelly e successivamente capo progettista del team.

Il debutto tra i grandi con Schumacher al volante 

La Jordan Racing entrò fra i team in competizione del mondiale di F1 nel 1991. Debuttò con una vettura costruita da Anderson. Nel corso della stagione la squadra guadagnò rapidamente considerazione e mostrò le proprie qualità in diverse occasioni, ma non solo: per il GP del Belgio Jordan fu chiamato a sostituire il suo pilota Bertrand Gachot, affidando il volante a Michael Schumacher.

Per il pilota tedesco si trattò della sua prima gara nella Massima Categoria, ma nonostante affrontasse per la prima volta il difficile circuito belga, stupì tutti qualificandosi al settimo posto; ma la sua gara durò solo un centinaio di metri, a causa della rottura della frizione che lo costrinse al ritiro. Ciononostante, le ottime prestazioni del weekend attirarono l'attenzione di Flavio Briatore, allora direttore Benetton, che gli offrì un contratto per la prossima stagione.

Alla ricerca del titolo

Per anni Jordan tentò di conquistare l'ambito titolo mondiale, ma senza successo: solo nel 1999 si ritrovò ai vertici della sfida, ma il primato non arrivò, fermandosi solo alla terza posizione. Con le performance eccellenti di Heinz-Harald Frentzen e Ralf Schumacher, la squadraottenne due vittorie durante quella stagione: una con Frentzen al Gran Premio di Francia e una con Schumacher junior al Gran Premio di San Marino.

Ma questo periodo florido non durò a lungo: con  l'arrivo degli anni duemila le cose iniziarono a farsi complicate per il team dell'irlandese, a causa di una forte crisi.

L'addio di Honda e l'inizio della tempesta 

Arriviamo così al 2002: Eddie perse un accordo di partnership con il motore Honda, in favore invece del team BAR; a ciò si aggiunsero le numerose difficoltà all'interno del team (tra cui una lite con Frentzen, che portò al licenziamento del tedesco), che costrinsero il manager irlandese a passare ai costosi motori Cosworth. In seguito lo sponsor principale abbandonò la scuderia e, con un budget inferiore a 80 milioni, si resero necessari molti tagli di spesa anche per quanto riguarda il personale tecnico, che si ridusse notevolmente.

Quella stagione si presentò difficile e impegnativa. Nonostante ciò, Jordan ottenne un'improbabile vittoria in Brasile con Giancarlo Fisichella, che sarà l'ultima vittoria per il team Jordan. Riuscì a mantenne la proprietà completa della sua squadra fino al 2004 quando si ritirò, vendendo il team al gruppo Midland F1 dell'imprenditore russo-canadese Alex Shnaider. Durante l'ultima gara della squadra, disse che il suo team aveva in realtà realizzato cinque successi in totale: la quinta vittoria fu la loro sopravvivenza con fondi così piccoli sino a quel campionato.

2024: l'annuncio della malattia e il regalo di Aston Martin 

Dopo il ritiro dalla F1, Jordan passò dal ruolo di manager a commentatore per BBC Sport nel 2009, dove ricontrò David Coulthard, con cui strinse una grande amicizia fuori dalle competizioni e realizzò nel 2023 il podcast "Formula For Success". A dicembre 2024 rese di pubblico dominio la sua lotta contro il cancro, male con cui stava combattendo da tempo, lasciando ai tifosi un forte messaggio di sensibilizzazione sulla prevenzione. 

Commuovente il ricordo del team Aston Martin: dopo l'ufficialità dell'approdo di Newey al team inglese, Eddie Jordan è stato invitato a visitare la nuova base, situata accanto al sito originale della Jordan GP;  ha potuto vedere la squadra e un emozionante incontro con i ragazzi con cui lavorava e che lavorano ancora lì a pochi passi da quel sogno irlandese. 

Nonostante non sia mai riuscito a vincere un mondiale, ricorderemo Eddie Jordan per aver scovato piloti che hanno fatto la storia della F1 come i fratelli Schumacher, Rubens Barrichello ed Eddie Irvine; ricorderemo la sua eccentrica personalità e le sue monoposto dai colori sgarganti perchè si sa, i sognatori in fondo, non muoiono mai. 

Foto copertina www.dailymail.co.uk

 

Foto copertina www.bbc.com

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