Auto aziendali - Aniasa e Anfia: "Riforma dei fringe benefit incoerente, servono modifiche"

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Le associazioni Aniasa e Anfia hanno inviato una lettera congiunta ai ministri Matto Salvini (Trasporti), Adolfo Urso (Imprese), Giancarlo Giorgetti (Economia) e Gilberto Pichetto (Energia) per denunciare ancora una volta le criticità connesse alla riforma dei fringe benefit sulle auto aziendali: al momento la V Commissione Bilancio della Camera sta discutendo l'articolo 7 del Ddl Bilancio, che potrebbe includere delle modifiche alla disciplina delle auto aziendali concesse in uso promiscuo con pesanti conseguenzeper l'intero comparto. 

Le incoerenze. Nella missiva, le due associazioni, pur condividendo la necessità di introdurre misure "indirette" a favore della diffusione dei veicoli elettrificati, sottolineano "alcune incoerenze" nel nuovo regime proposto, "rispetto alla linea governativa sul tema della transizione della mobilità (aumento del 67% di tassazione per le vetture ibride ed endotermiche Euro 6)" e soprattutto "un aggravio economico importante a carico di oltre 1 milione di lavoratori dipendenti che rischia di frenare anche quella parte di mercato automotive che sta mantenendo in positivo le sue performance (le auto aziendali nel 2023 hanno rappresentato il 45% delle immatricolazioni complessive)".

L'aggravio economico. "La nuova normativa rischia di rivelarsi semplicemente come una nuova tassa per i lavoratori dipendenti, categoria di contribuente già fortemente ed estremamente penalizzata, anche in considerazione dell'assenza di una riforma complessiva della fiscalità per le auto aziendali elettrificate (vedasi mancata previsione di detassazione delle ricariche domestiche), assolutamente necessaria per poter davvero creare le condizioni per uno spostamento di scelta tecnologica di aziende e dipendenti", aggiungono Aniasa e Anfia, che accompagnano la missiva con una relazione tecnica dettagliata. Per esempio, con la nuova disciplina "per le aziende e i dipendenti che non possono accedere a veicoli ecologici agevolati, l'aumento della tassazione e dei contributi comporterà significativi maggiori oneri, che, considerando una vettura media con motore termico, è possibile indicare in quasi 1.600 euro all'anno. Nel solo settore del noleggio, per i veicoli aziendali più richiesti si rischia un aumento annuo del valore della tassazione sul dipendente tra i 1.100 e 1.800 euro, un incremento del 67%, che riguarda la maggior parte dei veicoli attualmente noleggiabili (85% del mercato). Inoltre, il conseguente aumento dell'imponibile contributivo a fini previdenziali comporterà per le aziende un impatto di maggiori costi per 122 milioni di euro. Inoltre, l'inasprimento influirà sulle decisioni aziendali, con il rinvio degli acquisti o la proroga dei contratti di noleggio e una conseguente riduzione del gettito fiscale per circa 112 milioni di euro e del Pil per 2,1 miliardi.

La richiesta. Le due associazioni fanno inoltre riferimento a una analisi interna, frutto di interlocuzioni con imprese e mobility manager, secondo la quale "le modifiche proposte porteranno ad una possibile riduzione degli ordini stimati in circa 60.000 autovetture, avranno un significativo impatto sul mercato delle autovetture aziendali, che nel 2023 ha rappresentato il 45% delle immatricolazioni complessive, oltre che sulla produzione nazionale (da anni la Fiat Panda è il primo modello di autovettura aziendale)". Pertanto, nella lettera si suggerisce "vivamente al Governo l'adozione di una modifica emendativa che, nel mantenere l'obiettivo primario della riduzione delle emissioni, diversifichi e riduca la tassazione dei veicoli ibridi rispetto a quelli a combustione interna e salvaguardi gli ordini effettuati prima dell'entrata in vigore della Legge di Bilancio". 

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