Metalmeccanici - Accordo sui salari in Germania, stop ai negoziati in Italia

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I metalmeccanici tedeschi e italiani si trovano in una fase nettamente divergente. Se in Germania è stato scongiurato il rischio di un autunno caldo grazie alla firma di un accordo sugli aumenti salariali tra il sindacato IG Metall e le associazioni datoriali, in Italia la situazione è totalmente diversa: proprio ieri, 12 novembre, è saltato il tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro e i rappresentanti dei lavoratori hanno proclamato lo stato di agitazione. 

L'accordo tedesco. Partiamo dalla Germania. L'IG Metall ha raggiunto un accordo per un aumento dei salari in due scaglioni per un totale del 5,1% e un adeguamento al rialzo permanente dell'indennità aggiuntiva concordata collettivamente. L'intesa, valida per 5 mesi, prevede, nel complesso, un incremento salariale del 5,5%. Si tratta, come al solito, di un compromesso tra le richieste delle parti: l'IG Metall aveva inizialmente chiesto un aumento del 7% per dodici mesi, oltre a una maggiore flessibilità in termini di orario di lavoro, mentre i datori avevano offerto un incremento del 3,6% per un periodo di 27 mesi. Sono inoltre incluse specifiche disposizioni per 230 mila apprendisti, che riceveranno 140 euro in più al mese. L'accordo riguarda ben 3,9 milioni di lavoratori dell'industria manifatturiera tedesca, si applica anche a colossi dell'auto come Mercedes-Benz e BMW (il gruppo Volkswagen tratta da sempre un accordo separato) e, alla luce delle manifestazioni di protesta delle ultime settimane (centinaia di migliaia di lavoratori in tutta la Germania sono scesi in strada per "scioperi di avvertimento"), scongiura la minaccia di una paralisi dalle conseguenze estremamente negative per l'economia tedesca, alle prese con una prolungata stagnazione delle attività industriali e con una contestuale crisi di governo che solo nelle ultime ore ha trovato uno sbocco risolutivo: i due maggiori partiti, Cdu e Spd, hanno raggiunto un compromesso sulla data delle elezioni anticipate, previste il 23 febbraio prossimo. 

Lo stallo italiano. Dunque, la Germania sta cercando di risolvere alcuni dei suoi problemi più contingenti, mentre in Italia sono sempre più tesi i rapporti tra i sindacati dei metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm e le associazioni datoriali Federmeccanica e Assistal sul rinnovo del contratto collettivo nazionale di oltre 1,5 milioni di lavoratori (è scaduto lo scorso giugno). Ieri si è tenuto un tavolo che doveva essere risolutivo, ma che ha portato a una rottura che era nell'aria ormai da settimane a causa delle distanze evidentemente incolmabili tra le parti. Le tre sigle hanno chiesto aumenti di 280 euro mensili in tre anni sui minimi per il livello medio, mentre le associazioni datoriali hanno proposto di confermare l'aumento definito in base all'inflazione (Ipca-Nei) e di allungare dal 2027 al 2028 la vigenza del contratto. Sulla base delle attuali previsioni dell'Istat, si tratta di 173,37 euro in quattro anni. "Grave è la volontà di Federmeccanica e di Assistal di voler cambiare le regole del modello contrattuale, che nella sostanza significa nessun aumento certo per i prossimi anni ma tutto legato all'andamento dell'inflazione", hanno sottolineato i sindacati, definendo "insignificanti" le risposte su stabilizzazione dei precari, sulla riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore e su altre importanti parti normative, tra cui welfare, previdenza, formazione e inquadramento professionale, salute e sicurezza, appalti. Di parere opposto Federmeccanica e Assistal, secondo le quali la proposta prevede un beneficio economico potenziale, in presenza di tutte le condizioni previste, per un livello C3 nel periodo 2025-2028, che può arrivare a 7.010 euro, considerati i vari istituti e compresi gli incentivi sui flexible benefit. Di fronte allo stallo, Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm hanno deciso di abbandonare il tavolo e di proclamare per la prossima settimana uno sciopero di otto ore in tutte le aziende metalmeccaniche, nonché il blocco delle flessibilità e degli straordinari. 

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