
Quali sono i marchi automobilistici che saranno i più colpiti dai dazi di Trump?

03/28/2025 01:00 PM
Donald Trump ha sconvolto il mercato auto USA annunciando un dazio del 25% sulle automobili prodotte all’estero. Questa misura, che include anche i componenti importati per veicoli assemblati negli Stati Uniti, entrerà in vigore il 3 aprile. “Se costruisci la tua auto negli Stati Uniti, non ci sarà alcuna tariffa“, ha dichiarato il presidente, dando il via a una rivoluzione che sta ridefinendo gli equilibri del settore automobilistico. I dazi di Trump hanno creato una netta separazione tra i produttori locali e quelli stranieri. Da un lato, i marchi con un elevato contenuto domestico godono di un vantaggio competitivo, mentre dall’altro, i produttori stranieri, in particolare giapponesi, si trovano a fronteggiare una sfida significativa.
Dazi di Trump, Tesla ne giova
Tesla emerge come la principale beneficiaria di questa politica protezionistica. Secondo l’American-Made Index 2024, modelli come il Model 3 Performance vantano l’87,5% di componenti prodotti negli Stati Uniti, seguiti da Model Y (85%) e Cybertruck (82,5%). Tuttavia, Elon Musk ha sottolineato che la dipendenza da componenti importati, specialmente dalla Cina, rappresenta ancora una vulnerabilità per l’azienda.
Anche Ford si posiziona favorevolmente grazie a modelli come il Mustang GT Automatico, che incorpora l’80% di componenti locali. Honda e Jeep completano il quadro dei vincitori con veicoli come il Passport (76,5%) e il Wrangler (76%).
Giapponesi nei guai
Sul fronte opposto, i produttori giapponesi sono tra i più colpiti. Modelli come la Mazda MX-5 Miata e la Toyota GR86 contengono appena l’1% di componenti americani, rendendoli particolarmente vulnerabili. Questo scenario ha già causato un calo significativo delle azioni di Nissan, Toyota e Honda, mentre il Giappone valuta misure per contrastare le nuove imposizioni.
Infine, l’amministrazione Trump ha indicato che i veicoli prodotti nell’ambito dell’accordo USMCA potrebbero ottenere esenzioni temporanee, offrendo un sollievo parziale a produttori come General Motors, che realizza il 40% della propria produzione in Canada e Messico. Secondo Bob Lutz, ex vicepresidente di GM, le tariffe rappresentano un dolore a breve termine ma contribuiranno a riequilibrare il mercato, favorendo la competitività dei produttori locali.