Ferrari, l'obiettivo di fare il massimo

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Niente sogni, ma solide realtà, parafrasando un celeberrimo spot televisivo di metà Anni Ottanta. Lo slogan è particolarmente calzante, per definire ciò che la Ferrari "è", ora, non più ciò che le manca
Primo insegnamento del fight club ferrarista, a questo punto: non stilare tabelle di marcia circa i due Mondiali (tremano un po' le gambe soltanto a scriverlo), ma ragionare di volta in volta, ossia di gran premio in gran premio. 

Prima un breve riassunto di cosa è cambiato in pochi mesi, ragionando sulle tipologie delle vittorie della Rossa: a Monaco si era trattato di qualcosa di episodico, anche per l'unicità del tracciato; a Monza si sono raccolti i frutti di un reale percorso evolutivo, frutto anche di una sistemazione strutturale in seno al team. A prescindere dalla tempistica dell'annuncio, insomma, l'opera gli effetti del lavoro di Loic Serra sono arrivati ancora prima del suo nome. Uno dei migliori attestati degli oggettivi progressi fatti a Maranello viene da...Oscar Piastri, che la Ferrari a Baku l'ha beffata con un sorpasso "monstre": - Se Charles fosse rimasto al comando, quando l’ho attaccato dopo il pit stop, avrebbe vinto questa corsa con un certo margine -. Per dire...

Ora, con il lavoro sul nuovo fondo sempre più redditizio e il passo gara sempre più regolare e profilato verso l'alto delle prestazioni, si snoda una parte restante di Campionato del Mondo con sette circuiti (ai quali vanno aggiunte due sprint race) tra i quali Singapore e Las Vegas presentano caratteristiche molto premianti per il Cavallino; gli altri a questo punto quantomeno non spingono più al pessimismo ma alla curiosità, per esempio Austin in Texas o la pista di Yas Marina ad Abu Dhabi. 

Fare il massimo, banalmente, per ottenere forse, forse, più di quanto un paio di mesi fa non era possibile nemmeno sognare.

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