Il rombo del V12 o il silenzio elettrico? Aston Martin in bilico tra passato e futuro

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Il cuore della storica Aston Martin non batte ancora per i veicoli elettrici, e potrebbe non farlo fino al 2026, se non addirittura al 2030. La celebre casa automobilistica britannica, legata a doppio filo al fascino dei motori V-12 e V-8, si trova a un bivio complesso: come abbracciare l’innovazione senza tradire le aspettative di una clientela devota al rombo tradizionale.

Nonostante il ritardo, la pressione del mercato e delle normative spinge verso una svolta. L’azienda sta valutando due opzioni strategiche per il debutto: progettare un modello completamente nuovo o adattare uno esistente. Il problema cruciale resta il peso delle batterie, che può raggiungere i 700-800 kg, rispetto ai soli 150 kg di un motore a combustione interna. Per mantenere il DNA prestazionale del marchio, Aston Martin esplora le potenzialità delle batterie a stato solido, capaci di ridurre il peso di circa il 30%.

Nel frattempo, i rivali nel segmento del lusso auto elettriche non stanno a guardare. Ferrari prepara il suo primo EV, mentre Bentley e Rolls-Royce sono già avanti nei loro progetti. Bugatti, sotto l’egida di Rimac, rimane invece ancorata alla tradizione con il suo nuovo V-16. Tuttavia, la prudenza di Aston Martin riflette una sfida unica: innovare senza rinunciare a ciò che rende il marchio iconico.

Con le normative ambientali sempre più stringenti, la transizione verso l’elettrico non è più una scelta, ma una necessità. Aston Martin dovrà presto prendere una decisione che segnerà il suo futuro, cercando di conciliare sostenibilità e tradizione senza compromessi.

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