
Ecco perché il famoso «assetto da bagnato» della Ferrari non esiste

Oggi alle 01:00 PM
La Ferrari si è presentata in Australia con la consapevolezza che la McLaren sarebbe stata competitiva ma, allo stesso tempo, con la sicurezza di essere quantomeno vicina.
Tali aspettative si sono di fatto avverate nella giornata di venerdì dove, sia in configurazione da qualifica che da gara, la Rossa ha fatto segnare tempi simili a quelli degli avversari, pur montando un'ala posteriore con maggior carico aerodinamico.
Il famoso "assetto da bagnato"
Secondo le voci provenienti dal paddock, infatti, il team di Maranello aveva deciso di optare per un assetto da bagnato in vista della gara di domenica.
Nelle qualifiche, però, la prestazione della SF-25 è stata estremamente negativa, vedendo Leclerc e Hamilton occupare la quarta fila, dopo esser stati battuti anche dalla Racing Bulls di Yuki Tsunoda e dalla Williams di Alexander Albon.
Questo risultato non si può giustificare ammettendo di avere un assetto da bagnato, per un semplice motivo: non esiste, nella Formula 1 moderna, un assetto da bagnato. E la Ferrari lo ha dimostrato in gara...
La spiegazione di Sainz
Al Gran Premio del Brasile dello scorso anno, l'allora pilota del Cavallino Carlos Sainz dichiarò: “La verità è che al giorno d'oggi non esiste l'assetto da bagnato. Ci sono solo i brake ducts [le prese d'aria dei freni, ndr], che ritocchi per modificare le temperature degli pneumatici".
D'altronde, si presuppone che - qualora esistesse davvero un assetto da bagnato - una squadra che lo predilige non sia lenta come lo è stata la Ferrari con la pioggia.
Insomma, il risultato di domenica ha confermato che il problema della Rossa nel weekend di Melbourne non riguardava una scelta di quel tipo, in quanto inesistente nella F1 odierna.
Ciò non toglie che, come confermato dallo stesso Charles Leclerc nelle interviste rilasciate alla stampa, qualcosa dal venerdì al sabato è cambiato; e non di certo in positivo.
A questo punto, in vista del GP della Cina, la speranza dei Tifosi è che lo scenario dell'Australia non si ripresenti a Shanghai, altrimenti le doverose critiche non mancheranno.
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