Lewis e la Rossa, la vita è adesso

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Una ovvia e banale similitudine in cui molti son caduti sin dal momento dell'annuncio, forse a causa del fatto che “la famiglia” è di mezzo in tutte e due i casi, è che Hamilton possa essere per la Ferrari ciò che Cristiano Ronaldo è stato per la Juventus, a livello di remissione di costi e di mancate conquiste sul piano sportivo.

Su quest’ultimo aspetto non possiamo sapere come andrà, anche perché non dipende soltanto da Hamilton. Ma per quanto riguarda gli altri aspetti dell’operazione, lui è uno che, per quanto possa costare, il volume di soldi lo moltiplica anche in entrata, anche se non sta a noi tenere questo tipo di conti, ci mancherebbe. Diciamo che, tornando per un attimo all’avventato paragone con il fuoriclasse portoghese, Ronaldo fu preso cullando l’erronea certezza che con lui sarebbe stata automaticamente colmata la lacuna che avrebbe portato alla conquista della Champions League; Hamilton arriva in Ferrari per creare le condizioni per rendere di nuovo possibile la vittoria.

In un passaggio epocale sul fronte regolamentare, vista la “nuova” Formula Uno che verrà fuori nel 2026: anche sotto questo aspetto, uno che ha già maturato l’esperienza di attraversare più di un’epoca e di uno stravolgimento regolamentare sarà il “consulente” ideale anche e soprattutto per le eccellenze ingegneristiche che, altro benefit, avranno l’ambizione di arrivare a Maranello per provare l’esperienza di lavorare con e per Lewis Hamilton. Altro che Cristiano Ronaldo.

Parlando del pilota in senso stretto, la sua sfida più prestigiosa, sperando che si riveli anche vincente, arriva con un messaggio nitido: se qualcuno dovesse aver pensato, perché in realtà è stato anche scritto, che fosse giunto il momento del declino, lui si concede il più lussuoso dei giri di valzer, con la più bella che gli si possa concedere, che per lui si ricorderà anche di essere tanto ricca. Nel momento in cui il mondo aveva iniziato a considerarlo vecchio, lui fa sapere di essere pronto.

A molti potrebbero poi tornare in mente i giorni durante i quali si materializzò l’approdo a Maranello di Michael Schumacher e comprendiamo l’associazione istintiva, ma sarebbe una forzatura: il Kaiser quando divenne pilota della Ferrari aveva già vinto ma fu in rosso che costruì la maggior parte della sua leggendaria parabola agonistica; Hamilton arriva sotto l'insegna del Cavallino dopo aver costruito già del tutto la sua leggenda; negli anni, troppi, in cui la Rossa è stata a guardare. E ora la sceglie, anzi la sposa, per coronare il percorso, fornendoci una chiave di lettura potentissima a livello simbolico: anche in un’epoca senza allori, Ferrari vuol dire la differenza tra chi si è calato in quell’abitacolo e chi no, pur al netto dei memorabili record che incorniciano i sette titoli mondiali. In questo senso, la scuderia senza la quale la Formula Uno non sarebbe mai diventata uno sport leggendario è il completamento della carriera di Hamilton: alla sua straordinaria parabola agonistica mancava solamente questo fregio, ovvero poter dire di essere un uomo Ferrari

Al valico di frontiera tra due epoche, la Ferrari si affida al nome più grande, esaltatore di passioni e parafulmine al tempo stesso; quello che più di tutti riesce a grattar via qualche decimo di secondo laddove la macchina non ci arriva: fidatevi che è ancora così, pur in piena era Verstappen. Perché Lewis Hamilton è ancora oggi uno in grado di rendere imprendibile una monoposto efficace

Sappiamo, perché da molti mesi lo stiamo leggendo sui mille social, tra milioni di commenti, che non c’è unanimità nel popolo ferrarista circa la convenienza dell’operazione. Per esempio, viene sollevata la pregiudiziale anagrafica, a maggior ragione per questa specie di anno sabbatico che lui ha dovuto attendere e che ha fatto sembrare Carlos Sainz una specie di affittuario dell'abitacolo. In questo caso la risposta è facile, innanzitutto per come e quanto si è alzata la soglia fisiologica della durata di un atleta, perché i piloti di Formula Uno tali sono da un bel po’ di tempo, per chi non se ne fosse ancora reso conto. In più, assieme alle doti di guida di Hamilton, ancora cristalline con la monoposto giusta e sviluppata sulle sue indicazioni (cosa che in Mercedes nelle ultime due stagioni non è avvenuta, non del tutto perlomeno), Hamilton porta in dote tutto il patrimonio di conoscenze in fase di sviluppo di uno che è cresciuto all’ombra di Ron Dennis e sotto l’egida di Niki Lauda. Potrebbe bastare già così…anche per far crescere Definitivamente da quel punto di vista uno come Leclerc, mostruoso sul giro secco ma non ancora del tutto padrone del passo gara anche perché non così partecipe per quanto riguarda proprio il contributo allo sviluppo. Saprà Leclerc essere sufficientemente freddo, oltre che diplomatico, per non cadere negli eccessi della bagarre interna? Quella piacerebbe agli spettatori neutrali di mezzo mondo, non certo ai ferraristi.

Facciamo un lungo respiro, prima. Rilasciando aria lentamente, prima di accostare tre parole: Lewis Hamilton, Ferrari. Dopo un annuncio...lungo un anno, letteralmente, il futuro immaginato sta per trasformarsi in un presente da vivere, a metà strada tra le sacrosante ambizioni e una giusta dose di interrogativi. Francamente, non vediamo l'ora. 

Foto copertina x.com

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