Crisi Ferrari? No, solo il prezzo del cambiamento. Adesso zitti e buoni!

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Ferrari, che disastro!” — “Squalifica imbarazzante!” — “La SF-25 è un bluff?

Negli ultimi giorni, queste frasi hanno dominato titoli, social e opinioni. Dopo i primi due appuntamenti della stagione, la Ferrari si è ritrovata sommersa da una pioggia di critiche, attacchi duri, spesso sproporzionati. Il clima intorno al team è tornato a essere quello pesante e tossico di altri momenti difficili del passato, con giudizi affrettati e sentenze senza appello. Ma siamo davvero sicuri che tutto vada buttato?

Sì, errori ne sono stati commessi, ma a tratti abbiamo visto anche segnali incoraggianti: la SF-25 (in determinate condizioni) ha dimostrato buone prestazioni sul giro secco e una maggiore costanza nel passo gara rispetto alla passata stagione. C’è un progetto valido alla base, che merita tempo per maturare.

La squalifica di Leclerc è indubbiamente difficile da giustificare, ma va letta nel contesto di una strategia alternativa che il team ha provato a mettere in atto in Cina. L’idea di puntare su una singola sosta, modificando il piano iniziale delle due, si è rivelata sbagliata a causa di una maggiore usura delle gomme che ha portato la vettura a scendere sotto il peso minimo consentito. Ma è proprio con questa volontà di differenziare le strategie tra i due piloti, tanto invocata in passato, che la Ferrari ha finalmente dimostrato coraggio. Non sempre funziona, ma è un segno di crescita.

Il caso più interessante e rivelatore, però, è quello legato alla squalifica di Hamilton. Paradossalmente, l’errore in quel frangente rappresenta meglio di ogni altra cosa la fase che il team sta attraversando. La nuova monoposto nasce da un progetto profondamente rivisto, pensato per colmare il gap con McLaren e Red Bull rimasto nella seconda metà dello scorso anno nonostante gli sviluppi. I riscontri da simulatore e galleria del vento parlavano chiaro: più carico aerodinamico, maggiore stabilità in frenata e in ingresso curva.

Ma per ottenere tutto questo, la SF-25 deve viaggiare molto più bassa rispetto al passato. E qui nasce il problema: il fondo tocca di più, il plank si consuma in modo critico, e i tecnici sono costretti ad alzare la vettura tra le libere e le sessioni ufficiali per evitare rischi… compromettendo però le prestazioni. In Australia, tra venerdì e dabato, è stata una scelta precauzionale, in Cina, dopo la splendida vittoria nella Sprint, si è rischiato e si è pagato il prezzo. Ma questo non è un alibi, è la prova di quanto il team stia lavorando al limite per sviluppare un progetto ambizioso.

Tutto questo va compreso. Non siamo davanti a una scusa, ma a un processo di crescita. Un cambiamento necessario dopo che il progetto precedente aveva esaurito il suo potenziale. La SF-25 è una macchina nuova, più complessa, che ha bisogno di tempo per trovare il giusto equilibrio, soprattutto nella gestione dell’altezza da terra.

La stampa — noi compresi, anche se in misura minore — dovrebbe evitare giudizi trancianti e titoli urlati. Le corse non sono solo numeri e risultati immediati. Sono evoluzione, rischio, tentativi. E a volte anche cadute.

Come in una canzone dei Måneskin, ogni tanto sarebbe meglio stare zitti e buoni.

E forse questo consiglio andrebbe rivolto non solo ai media, ma anche al team stesso. Perché nel desiderio di rilanciarsi e rassicurare l’ambiente, si rischia di creare aspettative troppo alte, troppo presto. E quando la realtà non corrisponde alla promessa, la delusione esplode con ancora più forza.

Da questo punto di vista, la Ferrari potrebbe prendere esempio dalla McLaren, che in meno di due anni ha compiuto un percorso silenzioso ma straordinario: dal fondo della classifica alle posizioni di vertice, senza proclami, ma con tanto lavoro concreto. Parlano i risultati, non le parole.

In tutto questo, è giusto sottolineare che i piloti non hanno alcuna colpa. Al contrario, stanno affrontando una situazione complessa con grande maturità. Hamilton è arrivato in Ferrari con aspettative enormi, spinto dal desiderio di scrivere una nuova pagina della sua carriera e, forse, della storia del team. In Australia e Cina ha vissuto due weekend difficili, tra assetti compromessi e una squalifica che non dipende minimamente da lui, ma ha assaggiato la gioia di una vittoria in Rosso, seppure nella Sprint. Potrebbe essere frustrato, e forse lo è, ma la sua esperienza sarà fondamentale per guidare la squadra fuori da questo momento.

Leclerc, dal canto suo, sta mostrando ancora una volta pazienza e fedeltà assolute. Nonostante le delusioni e gli errori subiti nel tempo, continua a lavorare sodo, a mettersi a disposizione, a prendersi le colpe e a credere nel progetto. Essere un pilota Ferrari è un onore, ma anche una prova di resistenza emotiva. Fortunatamente, la Scuderia può contare su due campioni veri, che non solo hanno il talento per fare la differenza in pista, ma anche la personalità giusta per contribuire a risolvere i problemi. E questo, oggi, vale tanto quanto un decimo sul giro.

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Foto copertina www.ferrari.com

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