Il lato oscuro di Red Bull: piloti come pedine di un gioco senza regole
03/27/2025 08:06 AM
La notizia era nell'aria da giorni, o meglio da settimane. Forse addirittura da prima che la stagione iniziasse. Sì, perché quando Red Bull sceglie il suo secondo pilota, si sa già cosa dovrà affrontare. È un sedile che parla tutt'altro che di gloria. Come tutti quelli della massima serie, parla di sogni, sudore e fatica, ma anche di giudizio spietato e di tempo inesistente.
La Formula 1 corre veloce, ma ai piloti che arrivano nei nuovi team andrebbe concesso il tempo di adattarsi, di conoscere l’ambiente e il mezzo che guidano. Perché ogni macchina ha le sue peculiarità. Che si tratti di piloti più esperti o di rookie, un periodo di rodaggio è necessario per tutti. Eppure in Red Bull questo tempo non sembra essere contemplato.
La decisione di retrocedere Liam Lawson dopo appena due gare per fare spazio a Yuki Tsunoda nel secondo sedile del team principale ne è l'ennesima dimostrazione. Un gioco spietato con i sogni di chi ha lavorato e sacrificato tanto per arrivare lì, solo per vedersi strappare l’opportunità prima ancora di poter davvero dimostrare il proprio valore. Un ciclo che si ripete da anni, con giovani piloti lanciati nel fuoco e poi bruciati nel giro di poche gare.
Perché chiunque affianchi Max Verstappen deve subito performare al suo livello, anche se si trova su una monoposto definita da molti come difficile da guidare, anche se il sedile inizia subito a vacillare. E quando il risultato non arriva immediatamente, la colpa non è mai del team, del progetto, delle condizioni. È sempre del pilota. Scelto ed elogiato precedentemente, poi etichettato come un fallimento evidente.
Un circolo che avanza da tempo, illudendo ogni volta i nuovi arrivati che con loro sarà diverso. Ma sarà davvero diverso?
Red Bull continua a giocare con i piloti come fossero marionette. Pedine inanimati di un gioco senza regole. Ma quanto ancora prima che si raggiunga il limite?
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