
ESCLUSIVA - Intervista a Fabio Segalini, ingegnere con 11 anni d'esperienza in F1

03/30/2025 02:00 AM
Fabio Segalini è un ingegnere italiano che ha lavorato in tre scuderie di Formula 1: Toro Rosso, Sauber e Haas; per un totale di 11 anni d'esperienza nella classe regina del motorsport. Ecco la conversazione che abbiamo avuto con lui.
FP: "Buonasera ingegnere, grazie della disponibilità. Ti chiedo subito di raccontarci com'è iniziata la tua carriera, la tua passione per il motorsport, cosa ti ha portato a essere ingegnere e poi ad arrivare fino alla Formula 1, insomma tutto quello che hai raggiunto".
FS: "Grazie a te. Allora è molto lunga la storia, cercherò di farla molto sintetica. Quando ero piccolo mio padre correva in macchina, aveva cominciato a correre fino agli anni '60, inizio anni '70 con le bicilindriche 500, 600, 700 e quindi, soprattutto a Varano all'inizio, naturalmente mi portava sempre in pista".
"In realtà andavamo tutti in famiglia in pista e quindi ho cominciato a respirare un po' i vari circuiti, un po' l'aria delle corse e ho cominciato ad appassionarmi anche a quello. Poi, quando avevo circa dieci anni e la passione era già nata, visto che ero già un fervido lettore di Autosprint eccetera, ha cominciato a correre in Formula 3, quindi io quando potevo lo seguivo".
"Ho seguito il percorso accademico naturale: liceo, poi università, lì mi sono un po' fermato un attimo perché ci sono stati un po' i problemi in famiglia e quindi ho dovuto aiutare un po' mio padre per qualche annetto, poi sono tornato a lavorare con l'idea di andare a lavorare poi nel mondo delle corse".
FP: "E direi che ci sei riuscito, no? [Ride, ndr]".
FS: "Ci sono riuscito, sai ho avuto anche la fortuna che io sono di Parma, a Parma c'è naturalmente Dallara, quindi io sono riuscito ad entrare facendo tante telefonate quando mi stavo per laureare. Ho cominciato circa un mese prima di laurearmi".
"Poi, a un certo punto, dovevo decidere se continuare a lavorare lì per tutta la mia vita, quindi fare il progettista oppure, siccome avevo già cominciato a fare delle esperienze in pista, provare le esperienze di pista. Lì sono diventato responsabile della GP2, che è l'attuale Formula 2, e della World Series by Renault che adesso non esiste più che era chiamata anche Formula Renault 385".
"C'erano dei grandi nomi c'era Rosberg, Hamilton, Kubica, quindi dei nomi molto interessanti, però io volevo fare l'ingegnere di pista e quel momento della mia vita volevo provare a fare quell'avventura. L'ho fatto per tre anni finché a un certo punto Giorgio Scanelli, famosissimo ex ingegnere di pista di Senna e anche telaista di Ferrari negli anni d'oro dell'inizio dell'era Schumacher, mi chiamò".
"Era andato in Toro Rosso e mi offrì la posizione di capogruppo della sospensione. Sono rimasto sette anni in Toro Rosso: i primi anni ero responsabile del gruppo di sospensione, mentre gli ultimi anni sono diventato un po' responsabile dell'ufficio tecnico, quindi diciamo che la progettazione era passata un po' in secondo piano".
FP: "Mentre lavoravi in Toro Rosso, correggimi se sbaglio, c'è stata anche la famosa vittoria di Sebastian Vettel a Monza. Come hai vissuto quel momento?"
FS: "Esatto. Guarda io l'ho vissuto in maniera molto particolare perché io ero veramente appena arrivato in Toro Rosso da due settimane, quindi per me era tutto nuovo. Già mi sembrava di essere in un sogno essendo arrivato lì, le macchine andavano già abbastanza forti; anche la gara precedente a Spa eravamo andati molto bene.
"A Monza si è raggiunta l'apoteosi perché Vettel fece pole e vittoria, ma anche Bourdais era in seconda fila, quindi le macchine andavano forti. Era un anno d'oro. In più c'era chiaramente il tocco di Ascanelli che ha un'esperienza in pista non indifferente che sapeva assolutamente come settare e quali componenti particolari avere per la pista di Monza e questo secondo me ha fatto la differenza. Diciamo che le nostre macchine in quella gara lì sul bagnato facevano una differenza".
"Adesso sarei molto più cauto. Allora ero più giovane, ma ero convintissimo che avremmo vinto, perché la macchina era veramente più veloce in qualifica. In gara andava benissimo, quindi sinceramente non ho mai avuto nessun dubbio sulla vittoria".
"Sicuramente fu una grandissima gioia mia, perché ero appena arrivato in un team che aveva appena vinto, ma anche di tanti nuovi colleghi. Molti di loro erano ex Minardi, perché la Toro Rosso è nata dalla Minardi, quindi avevo gente che magari aveva sofferto per dieci anni nelle retrovie e all'improvviso vinceva: devo dire che è stata una grande emozione".
FP: "Immagino. Parlando di Vettel, Hamilton ha detto Seb 'è il miglior campione del mondo contro cui abbia mai lottato', estendendo il discorso anche da un punto di vista umano, del lavoro con la squadra. Avendo lavorato con lui, ti trovi d'accordo con questa affermazione?"
FS: "Sì; rispetto tanti altri piloti Vettel era un pilota veloce e in più non era assolutamente un pilota lamentoso: era sempre molto propositivo, era focalizzato, determinato. Diciamo che era un vero signore".
FP: "Capisco. Prima di passare al tuo racconto della seconda parte della tua carriera in Formula 1, con Sauber e Haas, ho notato sul tuo profilo Instagram una foto con un certo Adrian Newey. Ti chiedo anche qui, facendo riferimento alla tua esperienza, se ti aspettavi che scegliesse effettivamente l'Aston Martin dopo aver lasciato la Red Bull oppure se, come tanti altri giornalisti pensavano, lo vedevi in Ferrari".
FS: "Allora, abbiamo una conoscenza molto superficiale, però essendo io parte del mondo Red Bull per sette anni chiaramente a volte andavo in pista e i due team dividevano l'hospitality. Di solito con lui parliamo di cose che non c'entrano niente con le macchine attuali, parliamo solo di macchine Formula 2 anni '70/'80, perché lui aveva cominciato lì e io sono appassionato di macchine storiche.
"Lui è sicuramente un grandissimo e per l'ultima parte della tua domanda, se mi aspettavo che andassi in Aston Martin, devo dirti sinceramente di sì. Mi aspettavo che non venisse in Ferrari, perché innanzitutto conosco tante persone inglesi, so delle loro difficoltà quando devono venire in Italia, per la lingua, per il modo diverso di approcciarsi alla vita, per il fatto che magari hanno una famiglia che non può spostarsi in Italia, eccetera. Lui aveva già rifiutato due volte dei momenti ancora più favorevoli per lui per venire in Italia. Quindi no, non credevo venisse in Italia. In Inghilterra pensavo che potesse passare o in Aston Martin o in Williams. Alla fine ha scelto l'Aston Martin, il che non mi ha sorpreso troppo".
FP: "Adesso riprendiamo dalla Toro Rosso: possiamo spiegare la seconda parte della tua carriera?"
FS: "Dopo sette anni si dice che i matrimoni vanno in crisi e io avevo bisogno di aria nuova. Sono andato in Svizzera alla Sauber, a provare qualcosa di differente. Lavoravo come 'Head of Concept Design', cioè noi progettavamo e disegnavamo la macchina dell'anno seguente ed è stata una bellissima esperienza".
"Poi il destino ha voluto che mi chiamasse Steiner [ex team principal della Haas, ndr] perché la Haas aveva dal 2016 iniziato la nuova avventura in Formula 1 con l'ufficio tecnico Dallara. Avevano bisogno di un vice capoprogetto, la fabbrica era a 20 minuti da casa mia a Parma, con un ruolo importante e quindi l'ho accettato. Sono stati anni molto intensi".
"Devo dire che, mentre in Toro Rosso abbiamo avuto molto successo, ma io ero appena arrivato, in Haas invece è stata tosta, ma siamo arrivati quinti nel Mondiale 2018; e quella è stata una grandissima soddisfazione. Purtroppo, per un motivo o l'altro, per due o tre errori anche nostri, tipo il doppio pit stop fallito alla prima gara in Australia, abbiamo buttato via il quarto posto, ma come macchina eravamo la quarta macchina quell'anno, per una piccola squadra come noi era veramente un miraggio".
"Dopo è semplicemente arrivato il COVID, che ha messo in difficoltà molte squadre, tra cui la nostra, ma noi essendo la squadra più piccola è quella che probabilmente ha avuto più contraccolpo all'epoca. Allora io in quel momento sono uscito da giro F1, e quindi è da metà 2021 che non lavoro più in F1 e adesso lavoro in Francia alla Migale, dove lavoriamo su F3 regional e F4".
FP: "Anche se non lavori più in Formula 1, sappiamo che la segui assiduamente. Ti chiedo se, ti è piaciuta l'era regolamentare attuale e se, a primo impatto, ti ispirano quelli del 2026".
FS: "Devi sempre ricordare che parli con una persona che è nata nel '68, quindi è evidente che di natura ti dirò che quello che c'era una volta era sempre migliore di quello che c'è adesso. Le macchine esteticamente mi piacevano molto di più una volta. Tecnicamente adesso sono veramente delle astronavi e hanno dei livelli di complessità, soprattutto in certe aree, elevatissimi. C'è da dire che nell'area che io prediligo, cioè le sospensioni, sono state molto standardizzate e limitate in quest'ultimo periodo".
"Questo è un po' un peccato, però devo dire che questi nuovi regolamenti in effetti hanno funzionato. Un campionato così [come quello 2024, ndr]... onestamente è dal '77 che non ricordavo una cosa simile. Là c'erano Ferrari, Lotus, Brabham, McLaren che erano una gara sì, una gara no, una competitiva l'altra no. Mi ha ricordato molto quel Mondiale".
"Sul 2026, io sono pienamente a favore di ogni tipo di evoluzione per quel che riguarda lo spettacolo. L'aerodinamica attiva mi sembra una cosa interessante e che credo che aiuterà da quel punto di vista [dello spettacolo, ndr]".
FP: "Bene, e a questo punto, come ultima domanda, una curiosità, ti chiedo se c'è una regola che vorresti cambiare, sia dal punto di vista dell'ingegnere che dell'appassionato".
FS: "Da ingegnere non amo il parco chiuso, nel senso che per me una macchina deve essere sempre disponibile alle modifiche. Quando facevo l'ingegnere di pista, la cosa che mi piaceva di più era cambiare gli assetti, magari a volte li cambiavo anche troppo".
FP: "Quindi tu lo cambieresti per dare appunto più lavoro, più estro agli ingegneri, ho capito bene?"
FS: "Sicuramente i meccanici non apprezzeranno quello che dico, ma devo dire che dovrebbero lavorare di più sulle macchine. Un'altra cosa che mi piaceva molto quando ero più giovane era il warm-up, perché la mattina c'era sempre un po' quella cosa che dicevi 'come è andata nel warm-up?'… Adesso che ci sono tante Sprint, magari potrebbero trovare un modo di metterci un warm-up breve, qualcosa come una mezz'oretta, qualcosa per riscaldare le macchine, non so".
FP: "Direi che abbiamo finito, grazie ancora ingegnere; è stato un piacere".
FS: "Grazie a te".
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